venerdì 20 settembre 2013

La gatta cucina: spaghetti consolatori.



Non ve l'aspettavate vero? Io, inguaribile frana, che spignatto ai fornelli. E' da una vita che cucino, saranno circa 7 anni ormai, costretta ogni volta a pranzare da sola con gli avanzi della sera o piatti surgelati a causa del lavoro dei miei, mi sono ingegnata e, stanca di mangiare male, ho collezionato una lista invidiabile di ricette che conservo nella mia memoria (anche se dovrei appuntarle).

Questa ricetta nasce per caso una sera di Settembre: avevo appena litigato col mio ragazzo, mi sentivo depressa, il frigo piangeva e mammina era intenta a prepararsi la solita fettina di petto di pollo per via della dieta (schifus).

Avevo quella fame nervosa capace di farti mangiare le peggio schifezze nel giro di due secondi, ma siccome non mangio mai molta robaccia decisi di cucinarmi un piatto di pasta. Essendo che era già tardi non potevo preparare niente di troppo elaborato nè troppo semplice vista la voglia di gustosità che mi attanagliava. Ho sperimentato ed ecco questa ricettina, ritoccata poi i giorni seguenti per esaltarla nel migliore dei modi:

Spaghetti consolatori:


  • Circa 10 pomodorini datterini ( o ciliegini)
  • Una confezione di pomodori secchi sott'olio (ne bastano 4-5, ma potete mettergliene quanti ne volete)
  • Un cipollotto
  • Due foglie di basilico
  • Olio EVO q.b
  • Sale q.b
  • Un peperoncino intero.


Preparazione:

Lavare i pomodorini e tagliarli in 4 spicchi, eliminando eventuali semi nel caso vi diano fastidio (personalmente io li lascio ma fate voi, mia madre ad esempio li odia).
Finito coi pomodori mettete sul fuoco una padella grande con uno strato d'olio, circa due cucchiai ma dipenderà per quante persone e per quanto è grande la padella.
Procedere con la pelatura del cipollotto, tagliatelo a pezzettini e buttatelo nell'olio che nel frattempo si sarà già scaldato.

Attenzione, l'olio non deve essere bollente o rischiate di far bruciare la cipolla.

Quando la cipolla si sarà leggermente appassita aggiungete i pomodori, lasciando che si divertano con la cipolla mentre voi cominciate a tagliuzzare i pomodori secchi - che potete già tagliare prima ma io preferisco tagliarli sul momento- in pezzetti grandi quanto una nocciolina.

Se i pomodori secchi sono fatti in casa vi consiglio di, quando li aggiungete ai ciliegini e alla cipolla, mettere un cucchiaio di olio del barattolo: darà quello sprint in più che male non fa. Se sono quelli comprate meglio evitare, nella maggior parte dei casi è olio vecchio e stantio.

Cipolla, pomodorini e pomodori secchi se la stanno spassando in padella ma una festa senza qualcuno che dia un po' di brio non si può decisamente chiamare tale. Che fare allora?

Ta-dan! Il nostro amico peperoncino ci viene in soccorso! Prendete il nostro magico cornetto rosso dal potere afrodisiaco ed apritelo a metà, eliminando quei semi cattivi che rischiano di appiccare un incendio nella nostra gola, cominciando a tagliare a fettine la buccia vermiglia e buttatelo nella mischia.

Lasciate che si impregni di sapore e spegnete, anche perché la cipolla potrebbe cominciare ad abbronzarsi un po' troppo. Mettete da parte con un coperchio e preparate l'acqua per gli spaghetti. Se siete intenzionata a prepararla per qualcuno di importante andatevi a vestire\truccare. O svaccatevi sul divano come ho fatto io.

Una volta al dente scolate e tuffate gli spaghetti nella padella, accendendo il fuoco per scaldare e mantecare il nostro pasto tipicamente italiano. Aggiungete il basilico ed eventualmente sale nel caso in cui i pomodori secchi non abbiano salato abbastanza (dipende purtroppo da barattolo a barattolo).

Servite et-voilà!

Dopo averne divorato un piatto e mezzo mi sono sentita meglio. Ho fatto pure pace con l'ometto (: Fatemi sapere bloggherini-

E ricordate sempre : "il miglior modo per sapere se una pietanza è pronta si vede quando ti annoio di mescolarla e non vuoi aspettare ulteriormente per mangiarla"

giovedì 19 settembre 2013

La gatta si veste: nell'armadio che c'è?


Oggi mi sento molto Carla Gozzi mentre penso ai vestiti che mi aspettano per questo Inverno- della serie "che minc*ia mi metto "- e noto con disappunto che sostanzialmente non mi so vestire, inutile trovare scuse. Cioè oddio, magari il termine è azzardato perché sarebbe meglio dire "non ho lo stile giusto".

Riflettiamoci, i 20 anni, così come i 21 o i 19, rientrano in quella fascia dove :

A: Non sei più una ragazzina (non facciamoci illusioni, puoi anche avere un fisico da dio ma la mini inguinale o il top pancia scoperta\reggiseno in bella vista non sono per niente chic)

B: Nell'armadio ti ritrovi centinaia di vestiti vecchi, nuovi (probabilmente regali sbagliati), stretti, larghi e fuori moda.

C: Passi più tempo a cercare nell'armadio di tuo madre che nel tuo per la disperazione.

E così vi ritroverete a rivalutare la camicetta celestina di vostra madre preferendola alla t-shirt con i teschi che avete comprato verso i 17 anni. Per carità, non c'è niente di male ma trovo che la sobrietà ha il suo perché in certi contesti-> quando vado al ristorante non voglio attirare l'attenzione e diventare oggetto della conversazione da tavolo di qualche cliente, prediligendo certi outfit per eventi più informali come un giro in centro, una serata al pub e via dicendo.

Ho passato la mia adolescenza lungo una strada fatta di stili totalmente diversi, roba della serie: "Ma veramente prima eri così???" .Sì. Inizialmente, stiamo parlando dei 14 anni, mi vestivo spesso in ciò che consideravo punkrock ovvero indossando jeans grigi (mai portati i blue jeans), converse verde acido, e t-shirt random che solitamente rappresentavano personaggi di cartoni animati o scritte insensate



Successivamente subentrano gli anni ruggenti dell'emo, quindi immaginate, io ragazza mezza maschiaccia che comincia ad osare coi colori, pur rimanendo ancorata, ringraziando il cielo, ai colori neutri che non mi facevano apparire come una scene queen fallita. Sì perché le emo sfigate, quelle con i capelli neri, il ciuffo, la sciarpona e il trucco che gli cerchiava gli occhi non avevano successo quanto le loro sorelline ipercolorate e sexy.





Colpa della mia migliore amica, super dark vecchio stampo, conosciuta al liceo, decisi di abbandonare il colore per dedicarmi al total black, tingendomi i capelli (che avevo neri e azzurri, poi viola e successivamente neri e rossi) di un bel nero corvino (mio colore naturale) così da sembrare ancor più cadaverica. Così andai nei meandri del goth-metal. Ovviamente ogni fase è segnata da un genere musicale, non potevo certo ascoltare la musica emo vestita da metallara.


Ma non ero soddisfatta, vestire in quella maniera richiedeva una certa cura visto che i dark indossano un make up invidiabile che non concede sbavature e una compostezza invidiabile... così, piuttosto che passare al punk, inevitabilmente  ci tengo a sottolineare che questi cambi di look sono maturati nel tempo abbandonando o aggiungendo accessori, non è che mi svegliavo e cambiavo di punto in bianco...passai al grunge. Successe senza rendermene conto, cominciando ad usare camice di tartan sopra le maglie nere e consurmate, abbandonando il fondotinta chiaro e il trucco fin troppo marcato intorno agli occhi.  Che poi proprio grunge puro non era, aveva reminiscenze dark e qualche tocco hippie (che non so da dove io abbia preso ispirazione). Ero una specie di fricchettona dark di qualche circo della transilvania

Bene o male fu il look che usai più spesso - mi piaceva la versatilità che concedeva- fino a quando non scoprii l'indie. Arrivato fino a noi grazie a serie tv quali skins, tutti noi giovani ci sentivamo dei ragazzi diversi, che vivevano esperienze degne dei libri di Bukowski ma che poi eravamo tutti dei gran fessacchiotti. Solitamente l'indie medio ascoltava musica inascoltabile per farsi figo con gli amici, ma che poi a casa fantasticava con Tiziano Ferro. Lo abbiamo fatto tutti bene o male, sì. I più tosti, più cool e più deficenti digievolvevano in hipster. Starei ore e ore a dilungarmi sull'hipsteria ma magari ne parlerò in un altro post. Vi basti sapere che ci stavo arrivando ma il cielo, come per il diventare scene queen, mi ha rinsavita. Anche se la trappola del pastel goth la vivo tuttora.
Forse un giorno riuscirò a trovare un look che si confà al mio essere senza passare da un estremo all'altro.

E voi? Come siete combinati? Siete soddisfatti di ciò che indossate?